Un piatto delicato, saporito, capace di coccolare anche gli umori più spenti. Perché non c’è niente di meglio degli gnocchi alla romana fumanti per curare qualsiasi tristezza: se comfort food dev’essere, che almeno sia di quelli che non si dimenticano. Dalle origini antichissime sono tipici della cultura gastronomica laziale, in particolar modo romana. I pochi ingredienti derivano tutti dal povero cibo contadino, uno su tutti il semolino.
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Nonostante il nome che portano non somigliano affatto agli gnocchi più comuni: hanno, invece, la forma di un disco di media grandezza e vengono gratinati nel forno, contrariamente agli gnocchi tradizionali che vengono bolliti in acqua salata. Ma qual è la storia degli gnocchi alla romana? Tra diatribe e rivendicazioni, le sue orgini.
La storia degli gnocchi alla romana
A rendere controversa la storia degli gnocchi alla romana è soprattutto un ingrediente: il burro. Un condimento usato tipicamente nel Nord Italia, tanto da aver fatto serpeggiare per anni che l’origine di questo piatto fosse piemontese piuttosto che romana. E perché il parmigiano reggiano invece del pecorino? Non si sa, ma a fugare ogni dubbio sulla sua appartenenza ci ha pensato Pellegrino Artusi, inventore della cucina italiana che nel suo storico libro La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene li ha inseriti nei 7 piatti dichiaratamente romani.
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E poi Ada Boni che nel suo La Cucina Romana, scritto col preciso obiettivo d preservare i piatti tradizionali, ne racconta come di una tradizione della Roma che non c’è più. L’autrice ha scritto:”gli gnocchi di latte alla romana erano, ai tempi, il piatto di prammatica che i buoni romani solevano accompagnare ad ogni riunione che avesse lo scopo di festeggiare qualche cosa e specialmente trovavano il loro trionfo in rinfreschi per battesimo o in cene carnevalesche”. Un piatto dalla storia misteriosa, quindi, di cui non è dato sapere chi sia stato l’inventore ma che resta, comunque, un capostipite della cucina laziale.
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