Giverny, dove Monet visse, dipinse e amò i fiori sopra ogni cosa

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Andare a Giverny nella casa in cui Claude Monet visse gran parte della sua vita è come ritrovarsi in un dipinto. Il paesino abitato da poco più di 500 persone, nella regione della Haute Normandie a circa 70 km da Parigi, nel 1883 fu scelto dal grande pittore impressionista come dimora, laboratorio en plein air e, non ultimo, ragione della propria esistenza. Dopo la luce, il giardinaggio era la sua seconda passione, con le riflessioni sul colore come comun denominatore. Si dice che scambiasse bulbi e talee con i suoi amici dichiarando: “Tutti i miei soldi sono per il mio giardino” aggiungendo, con soddisfazione, quanto ne fosse estasiato. Giverny era tutto il suo mondo.

 

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La casa museo di Monet a Giverny e il giardino Clos Normand

Claude Monet visse in questo luogo magico 43 anni della sua vita, dal 1883 alla sua morte, nel 1926. Insieme a lui i figli e la seconda moglie Alice Hoschedé, che sposò solo nel 1892 trattandosi, per entrambi, di seconde nozze. Quando il pittore si trasferì qui, Giverny altro non era che un tranquillo villaggio agricolo immerso in una calma idilliaca. A colpirlo, la luce che, per usare le sue stesse parole, “era unica: non si trova uguale in nessun’altra parte del mondo”. Un panorama a lui conosciuto, osservato più volte dal finestrino del treno che, partito da Saint-Lazare, correva fino ad Argenteuil nelle campagne francesi.

 

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Se la casa museo di Claude Monet è testimonianza della vita quotidiana dell’impressionista, il giardino circostante Clos Normand lo è della sua ispirazione, nonché del suo amore per il giardinaggio. Le ninfee a pelo d’acqua, i rami dei salici piangenti che sfiorano il suolo, il ponte giapponese che Monet costruì guardando a Oriente. Il suo tempo era diviso perlopiù tra la pittura e la cura delle sue magnifiche piante, creando una correlazione creativa unica nel suo genere. Iris, peonie, rose, narcisi, specchi d’acqua e rampicanti erano stati concepiti come un’opera d’arte seguendo un meraviglioso caos, ché Monet non si riconosceva nei giardini ordinati. Tutto, a Giverny, ci parla tanto dell’artista quanto della persona.

 

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La casa di Giverny e le opere di Claude Monet oggi

Nell’arco di trent’anni, dal 1895 al 1926, Monet dipinse circa 300 quadri delle ninfee che, oggi, si trovano nel Musée de l’Orangerie, a Parigi. A quarant’anni di distanza dalla scomparsa del padre, Michel Monet, unico figlio sopravvissuto di Claude, morì in un incidente stradale.

 

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Da lui aveva ereditato la proprietà di Giverny, oggi parte della Fondation Claude Monet di proprietà dell’Académie des Beaux Arts, insieme a 82 tele del pittore oltre a 130 quadri di artisti che avevano sempre gravitato nella vita del padre, tra cui Renoir, Berthe Morisot e Sisley Signac. Queste e altre opere sono state donate al museo Marmottan Monet di Parigi, al numero 2 di rue Louis-Boilly: qui ha casa la più grande collezione al mondo di tele di uno dei principali fondatori dell’Impressionismo.

 

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