La vera storia di Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana

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Di certo non è la prima volta che lo sentite nominare perché il suo manuale, considerato una pietra miliare della letteratura gastronomica italiana e non solo, probabilmente ce l’aveva in casa anche vostra nonna. Pellegrino Artusi, scrittore, critico letterario e gastronomo, è stato l’inventore della cucina italiana o, per meglio dire, colui che per primo l’ha razionalizzata e raggruppata in un manuale utilissimo.

La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, questa l’opera di cui stiamo parlando, nota anche semplicemente come L’Artusi, pubblicata per la prima volta nel 1891. E, visto il successo allora inaspettato, è stata tradotta in diverse lingue straniere (olandese, inglese, spagnolo, tedesco, francese…). Ma perché questo libro di cucina è così importante, tanto da essere considerato rivoluzionario?

La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene: il manuale di Pellegrino Artusi

All’epoca della sua pubblicazione rappresentò una sorta di spaccatura, positiva, nella cultura culinaria di fine ‘800. Questo perché Artusi, che pagò di tasca sua la pubblicazione dopo essere stato rifiutato da numerose case editrici, raccolse ricette da tutta Italia, dalle più conosciute a quelle di provincia. Fritti, umidi, ripieni, minestre, lessi, dolci, arrosti, conserve e chi ne ha più ne metta spiegati nei minimi dettagli in 790 ricette. Diede così una forma razionale, per la prima volta, all’enorme varietà di preparazioni care alla nostra tradizione, non senza ironia.

Perché, va detto, Pellegrino Artusi era un arguto letterato, amante di Foscolo e da uno stile pungente. Non è raro ritrovarsi a sorridere mentre si leggono le ricette da lui raggruppate e scritte, ricche di consigli e appunti che sono come note di colore. Un esempio? “Due sono le funzioni principali della vita: la nutrizione e la propagazione della specie”. Il libro, inizialmente pubblicato con una tiratura pari a 1000 copie, ebbe subito successo e, oggi, conta oltre un milione di copie vendute e ben cento edizioni.

Pellegrino Artusi, chi é: la sua vera storia

Era il 4 agosto 1820 quando, in quel di Forlimpopoli, nacque Pellegrino Artusi. Figlio di Teresa Giunchi e Agostino, dopo gli studi al Seminario di Bertinoro, iniziò a lavorare insieme al padre. A segnare la sua vita  fu un evento drammatico: i briganti che assalirono la sua città natale nella fine del gennaio 1851. Stefano Pelloni, noto come il Passatore, assalì insieme alla sua banda la città romagnola con l’obiettivo di saccheggiare le case dei più benestanti, tra cui anche quella degli Artusi. Rubarono denaro, oggetti preziosi e violentarono le donne della famiglia, tanto che Gertrude Artusi, mai più ripresasi dal trauma, impazzì.

Scossi da questo evento brutale, gli Artusi lasciarono Forlimpopoli e si trasferirono a Firenze dove rilevarono un banco di seta. Pellegrino Artusi, invece, trovò lavoro a Livorno in un’azienda commerciale, senza mai perdere di vista la sua passione per la letteratura e la cucina. Tanto che, essendo benestante, pubblicò diversi libri autofinanziandosi come la sua biografia di Ugo Foscolo e le Osservazioni in appendice a 30 lettere del Giusti. Il libro che l’ha reso immortale, tuttavia, fu la sua ultima opera, uscita nel 1891. Ne seguì personalmente ben 15 edizioni prima di lasciare questo mondo nel 1911: oggi riposa al Cimitero di San Minato al Monte e resta, senza dubbio, uno dei nomi più importanti della cucina italiana.

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