Esiste un posto nel mondo in cui le donne vivono alla pari degli uomini. Un luogo in cui, nonostante il brutto tempo quasi costante e sempre implacabile, si è davvero felici. Dove ogni angolo sembra uscire direttamente da una fiaba, così perfetto, così incredibilmente fermo nel tempo. No, non è fantascienza e non è nemmeno un’utopia. Questo posto esiste davvero ed è la Danimarca, eletta dal World Happiness Report come Paese più felice del mondo per ben 40 anni consecutivi. Merito della cultura, sicuramente, ma anche dell’alta qualità della vita che qui si conduce: e a colpire noi italiani è la condizione delle donne danesi, ai nostri occhi a dir poco invidiabile (e decisamente auspicabile).
Donne danesi: quando il lavoro non è un problema
Se la questione del lavoro femminile, ahinoi, in Italia è ancora un problema nonostante i passi fatti in avanti, le donne danesi sono in netto vantaggio. A essere occupate sono il 75%, contro l’82% degli uomini: una differenza minima che porta l’occupazione della donna quasi alla pari di quella maschile. Ma c’è molto di più, perché la qualità della vita sul posto di lavoro influisce tantissimo sulla felicità quotidiana (e questo, di certo, lo sapete bene anche voi). Prima di tutto, si hanno orari umani che ai nostri occhi sembrano impossibili da raggiungere: si lavora dalle 8.30 del mattino alle 16.00, al massimo fino alle 17.00. Oltre a questo, le donne così come gli uomini hanno diritto dalle 4 alle 6 settimane di ferie l’anno.
E le notizie positive non si fermano qui, perché in Danimarca chi perde il lavoro (o, semplicemente, decide di lasciarlo) ha diritto al 90% del salario per i successivi due anni. Così facendo si evita il gatto che si morde la coda, cioè il non lasciare un lavoro in cui non ci si riconosce per paura di non arrivare a fine mese. E, ovviamente, le aziende sono incentivate a prendersi cura dei propri dipendenti. La nota negativa? Gli oneri fiscali, tra i più elevati al mondo: circa la metà dello stipendio di un danese va in tasse ma questo, dal loro punto di vista, è solo un bene. Motivo? Viene vissuto non tanto come una privazione, ma come un investimento sulla società che permette di avere accesso a diversi benefici.
Donne danesi: la maternità agevolata
Se in Italia la maternità dura al massimo 5 mesi in cui la mamma lavoratrice percepisce l’80% dello stipendio, per le donne danesi la questione è molto diversa. Le legge, infatti, prevede fino a un anno di congedo con il salario pagato al 100%. E per quanto riguarda la paternità? Nel nostro Paese la situazione è al limite della vergogna, in quanto il papà ha diritto ad astenersi dal lavoro per due giorni, per poi poter usufruire di altri due giorni nei 5 mesi successivi alla nascita. In poche parole, due week-end lunghi.
Ma la legge danese sa benissimo che i bambini hanno la necessità di costruire un rapporto saldo col padre fin dai primi giorni di vita. E che, diciamolo, anche la mamma ha bisogno di una spalla su cui poter contare. Così, la maternità può essere divisa tra madri e padri, facendo sei mesi a testa oppure nove e tre mesi. La ciliegina sulla torta? Che si abbiano uno, due, tre, cinque figli, poco importa: lo stato danese eroga un sussidio per ogni figlio a carico fino al suo diciassettesimo anno.
Donne danesi: le scuole e le università gratuite
Le donne danesi forse hanno una marcia in più anche perché studiare, nel loro Paese, è molto più semplice. Le scuole e le università, laggiù, sono gratuite e non è affatto raro essere pagati per studiare. Si può arrivare fino a uno stipendio mensile pari a 800 Euro (o anche di più) per uno studente universitario: motivo? Studiare, qui, non è inteso solo come un diritto, ma come un vero e proprio lavoro.
Donne danesi: vodka questa conosciuta
La pizza sta alle napoletane così come la vodka sta alle donne danesi. Perché in Danimarca, bere, più che uno svago fine a se stesso è parte integrante della tradizione e, ammettiamolo, anche una necessità. Perché quando fuori ci sono parecchi gradi sotto lo zero, un bicchierino di vodka non può che aiutare a scaldare il cuore. Qui, loro, sono considerate alla pari degli uomini e se vi capiterà di passare in un locale di Copenaghen e di osservare una donna col suo drink, state pur certi che nessuno si permetterà di dirle che bere non è affare per lei. Parità di genere significa anche non essere oggetto di pregiudizi e questo Pauline Birch, biondissima incarnazione della donna danese, lo sa bene.
È sua l’idea di una vodka femminile, buonissima, ricercata in ogni dettaglio e per questo amata dalle sue conterranee: la Mama Vodka, nata a Copenaghen per poi arrivare in tantissimi bar del mondo (a Milano, per dire, la potete trovare al Bar Basso). L’obiettivo di Pauline? Dar vita a un momento conviviale, in pieno spirito hygge, ma con alla base un prodotto di eccellenza e senza rivali. La Mama Vodka non è un alcolico qualunque, perché è fatta esclusivamente con segale e acqua di sorgente e viene distillata per ben cinque volte. Skål! (O, per lo dirlo a modo nostro, cin cin!).
Donne danesi: ma quale tramezzino, molto meglio lo smørrebrød
In Italia abbiamo i tramezzini, due fette di pane con all’interno un mondo (se non ne avete mai assaggiato uno a Venezia, fatelo! Ne resterete illuminati). E le donne danesi amano pranzare con qualcosa di simile, anche se diverso: lo smørrebrød. Si tratta di un open sandwich fatto con pane di segale e la ricetta tradizionale lo vuole condito con formaggio, salmone affumicato, gamberetti, uova di salmone e aneto. Una delizia per il palato e per gli occhi, perché la sua fotogenia non ha rivali. Ideale per un aperitivo o per un pranzo veloce, si prepara in un attimo e, all’assaggio, sembra che il mare del Nord scoppi letteralmente in bocca. Da provare almeno una volta nella vita per sentirci, per un attimo, un po’ danesi anche noi.
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