Una donna, un turbinio di passioni, sapori, successi. Anna Prandoni, firma inconfondibile della cucina in Italia, ha così tante vite da far invidia a un gatto. Giornalista quotatissima, scrittrice amata e tradotta in diversi Paesi, oggi è Editore Incaricato di Italian Gourmet, direttore dell’Accademia Gualtiero Marchesi di Milano e Direttore del Magazine dell’ Accademia del panino italiano. Ma Anna Prandoni non è solo una penna acuta e gentile, una mente aperta e creativa, è soprattutto una donna che, nella sua vita, è stata accompagnata da una passione inesauribile, viscerale, che l’ha portata a essere nel posto giusto al momento giusto: la cucina.
Cos’è per te il “cibo”?
Il cibo è soprattutto nutrimento, qualcosa di reale e di concreto che soddisfa un bisogno primario. Poi diventa condivisione, passione, piacere e nel mio caso anche lavoro. Senza con questo rifiutare il cibo scritto, fotografato, raccontato, persino il cibo in tv va bene, se trattato con onestà e professionalità. Il cibo è un argomento serio ma non serioso, può essere anche divertimento.
Qual è la tua giornata tipo?
Mi sveglio presto ma non prestissimo, in compenso la mia giornata lavorativa, il giorno prima, può essersi conclusa anche alle 23; non ho un ufficio fisso e soprattutto ne ho più di uno, con un’agenda quotidiana fitta di appuntamenti. Lavorare può anche essere partecipare a una cena, dove accanto al piacere della tavola si discutono progetti, si fissano appuntamenti, insomma non ho orari fissi e a volte mi sembra di lavorare sempre!

Ma quando non sei al ristorante, cosa mangi? Qual è il tuo cibo del cuore, quello che ti accarezza l’anima?
A casa amo la semplicità ma non la banalità; per questo motivo anche nel tempo libero mi dedico alla cucina, mettendomi in prima persona ai fornelli. Il weekend viene scandito da appuntamenti fissi o comunque ricorrenti: preparare il pane il venerdì sera, i biscotti o una torta da forno per la colazione del sabato, e poi la domenica sera è pizza, fatta in casa però! Il mio cibo del cuore è il risotto al limone, zenzero e rosmarino, che mi faccio preparare dal ‘mio chef’ Fabio Zago che mi segue da anni nelle mie esperienze lavorative, oltre a essere un amico. Col tempo ho imparato a farlo bene anch’io e ogni tanto mi concedo questa coccola.
Qual è stata la scoperta più bella del tuo 2017?
Il 2017 mi ha riservato una serie di sorprese davvero inaspettate: la collaborazione con Italian Gourmet innanzitutto, che si è concretizzata in progetti via via più coinvolgenti. Ma al tempo stesso portare avanti tutti gli altri progetti editoriali e imprenditoriali, è stata una bella sfida, un grande sforzo ma anche una sferzata di energia positiva. Ho scoperto e sperimentato anche in prima persona il mondo del brand journalism, scoprendo anche qui competenze e stimoli creativi che non mi sarei aspettata di trovare. Senza, in tutto questo, tralasciare i social, strumento a metà tra lo svago e il lavoro.

Ci segnali un tuo pezzo che non possiamo non leggere e ci dici perché?
Quello intitolato “Non giochiamo con i piatti: mangiare è un atto culturale”, pubblicato il mese scorso dal Corriere della Sera nell’ambito di un dibattito sul foodwriting promosso da Angela Frenda. Credo che questo pezzo rappresenti un piccolo manifesto personale su come intendo il cibo.
Ultima domanda: una cosa che vorresti si sapesse di te.
Non amo molto confondere vita privata e professionale, anche se mi piace far intravedere Anna, ogni tanto, dietro la Prandoni. La stessa passione che metto nel lavoro la indirizzo per coltivare tanti sogni come, ad esempio, il ballo: le scarpe ancora non le ho completamente appese al chiodo e quando posso vado alla Scala a godermi qualche balletto. Ma questa è solo una delle mie passioni private, le altre? Alla prossima occasione!

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